Sarà crisi, sarà moda, o forse
tutte e due. Fatto sta che la tendenza è abbastanza consolidata, in barba alla
tradizione: ai matrimoni, niente più pranzi-maratona, di quelli che a leggere
le portate del menu sembra di declamare la formazione della Nazionale, riserve
comprese. Oggi pranzo va di moda corto e (se possibile) dinamico. Tutti in
piedi e viva i buffet, dunque, ma c’è chi osa di più. Lo chiamano wedding picnic, e già il nome è un
affare. Perché in inglese suona molto meglio che in italiano: un matrimonio “al
sacco”.
Il fenomeno nasce in America (o
forse nel web?) e tenta i più giovani. Se ben organizzato, il wedding picnic è una soluzione trendy (qualcosa del genere, ma più
per sfizio, lo hanno fatto pure il principino Casiraghi e Beatrice Borromeo,
tra i vari festeggiamenti fuori Palazzo) e al contempo economica. Si parla di
dimezzare se non di più le spese a cranio per un menu, partendo da un minimo di 25-30 euro per arrivare a una spesa di circa
50 euro a persona, con un catering medio. Gli sposi possono scegliere
sostanzialmente tra due formule: rinfresco all’aria aperta con buffet o il
classico cestino di vimini zeppo di vettovaglie, magari con un’accurata
selezione di cibi bio o slow food. Dall’antipasto al dolce, ovviamente.
Niente più gambe sotto il tavolo,
dunque, ma tutti a gambe incrociate, seduti su morbidi cuscini e colorati
plaid. La location del wedding picnic
potrebbe essere perfino una spiaggia, un parco pubblico (occhio agli
imprevisti, però) o preferibilmente un bel giardino. Che magari già
possedete, voi o qualcuno della famiglia, o che è possibile affittare o farsi
prestare. L’idea, insomma, è quella di un ricevimento un po’ naif, più
disinvolto ma non per questo dozzinale, se pianificato con cura dei dettagli. E
un occhio al portafoglio…
Marco
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